Ammonite

festa del cinema di Roma

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Recensione di Massimiliano Artibani.

Il regista torna sugli schermi dopo tre anni con una nuova storia su un amore omosessuale.
Questa volta sono due donne, ma non due donne qualsiasi, Mary Anning e Charlotte Merchison, due donne di scienza, la prima soprattutto è la più famosa studiosa di fossili del mondo.
La storia è molto originale e ci porta indietro di quasi due secoli sempre in Inghilterra, ma in un’altra parte del paese, Lyme Regis nel West Dorset, dove Lee, il direttore della fotografia Stephane Fontaine (Elle, A Prophet) e la scenografa Sarah Finlay stabiliscono immediatamente gli estremi tra il spazi interni caldi e intimi e il mondo esterno selvaggio e indomabile.
Tutto il film è caratterizzato da un acuto senso tattile – il mare in continua tempesta; le pericolose rocce circostanti; le trame del metallo, del legno e della carta; i tessuti dell’abbigliamento; cosa mangia la gente, abbiamo una percezione corporea continua di quello che sta accadendo.

Ma gli oggetti naturali più importanti nelle vicinanze sono ammoniti, molluschi marini estinti che si sono fossilizzati in notevoli conchiglie a forma di spirale che possono essere trovate e scavate nella roccia. Questa è una specialità di Mary Anning (Winslet), una donna di mezza età severa e intelligente, di pochissime parole che si trova in un momento di crisi della propria esistenza; la vita è dura, soprattutto perché per le donne perseguire la sua particolare attività è inaudito, e lei si riduce a vendere le sue “reliquie di creature marine” come fossero curiosità per turisti.

Mary è fredda ed inospitale come le sue rocce della scogliera, trasuda una cupa infelicità e un disprezzo per gli altri, cerca in ogni modo di tenere le altre persone il più lontano possibile da sé; lei è remota e brusca, una pietra spessa che soffoca circondandola la sua piccola ammonite interiore. Tuttavia, il ricco Roderick Merchison (James McArdle) la ingaggia per aiutarlo a cercare ammoniti e la presenta alla sua giovane moglie Charlotte (Ronan), che chiaramente soffre di qualcosa; L’incontro è una piccola crenatura, che provocherà una grande spaccatura nella vita di entrambe.

Un giorno ,proclamando “rivoglio la mia divertente e intelligente moglie”, Roderick chiede alla donna anziana, povera, di prendersi cura di Charlotte mentre lui è in viaggio per affari per un mese. Entrambe le donne protestano contro l’accordo, ma è un’offerta che nessuna delle due può rifiutare. Tuttavia, non si è mai vista una baby-sitter meno felice di Mary. Ambedue sono prigioniere, della vita, del fato, della società, della cultura, di se stesse.

Mary mantiene il suo carattere respingente, ma comincia dalle fessure della sua scorza a trasparire un accenno di calore, come quello che cerca di produrre strofinandosi le mani con l’unguento da spalmare sul petto della ragazza, malata di bronchite.
Mary non può sciogliersi è destinata invece a spaccarsi, la sua durezza non le permette altra scelta. La tenacia e l’attaccamento alla vita le accomuna. Mary è più un fossile bloccato in quell’istante di vita, Charlotte, non vuole a tutti i costi perdere la vita dopo aver già perso probabilmente quella che aveva in grembo.

lLa diga emotiva si rompe ad un certo punto. Il cambio di registro avviene con la partecipazione ad una serata musicale, Charlotte inizia a cantare le lodi di Mary, dicendo: “Eri la persona più affascinante lì stasera – e la più bella!” Il suoi corteggiamento porta ai baci, a quel punto la donna più anziana prende definitivamente il controllo.

Il regista racconta, ma non troppo. Ci si aspetterebbe a questo punto il manifestarsi della tragedia, invece la durezza, il freddo, la distanza raccontate fino a quel momento, si trasformano nella scena passionale di sesso tra le due protagoniste più morbida e calda ed esplicita girata da attrici di grande nome negli ultimi tempi.

Il marito torna a prendere la moglie e naturalmente l’amore deve terminare, ma non accade completamente ciò che ci si aspetta. Il finale però non ha l’intensità del racconto precedente e sembra un po’ sbrigativo.

Non si sa se il racconto di questi fatti sia aderente in qualche modo con la vera storia delle due donne, certo ai primi dell’800 non deve essere stato assolutamente semplice poter emergere e diventare delle persone così famose, questo potrebbe giustificare un carattere così forte e determinato come viene raccontato. Il regista, cerca di sottolineare con un dettaglio l’aspetto maschile di Mary, facendole accendere una sigaretta, anche se le sigarette storicamente non erano presenti in Inghilterra se non dopo la guerra di Crimea almeno 40 anni più tardi.
Ma nonostante questa mancanza di corrispondenza storica, il racconto risulta verosimile e ci appassiona all’amore delle due donne, al loro sostenersi l’un l’altra, alla loro capacità di scoprirsi nascoste dentro il bozzolo di pietra lavica in cui sono rinchiuse.