C’MON C’MON
UN FILM DI MIKE MILLS
Recensione di Massimiliano Artibani
Ci sono due film in uno, nell’ultimo lavoro di Mike Mills, s’intrecciano e si compenetrano l’uno nell’altro fino a creare un unicum in cui il senso che li unisce è la ricerca stessa di un senso a questo nostro vivere nel mondo. Si tratta di un film sul vivere quotidiano che da una parte cerca di raccontare l’America, ma senza trovarla e dall’altro mette in gioco le semplici emozioni che formano la carne dell’esistenza umana.
Trama
Joaquin Phoenix interpreta Johnny, un giornalista radiofonico amorevole che ha un progetto: intervistare i bambini degli Stati Uniti, chiedendo loro di parlare del futuro incerto del nostro mondo. La sorella, Viv (Gaby Hoffmann), gli chiede di badare a suo figlio di 8 anni, Jesse (Woody Norman), mentre lei si occupa del padre del bambino, che soffre gravemente di una disfunzione bipolare, Johnny decide quindi di portare il nipote in un viaggio attraverso Los Angeles, New York e New Orleans.
La rappresentazione dei bambini
Quello che C’mon C’mon fa molto bene è trattare i bambini con la dignità che meritano. Johnny ascolta e impara da loro. I loro pensieri, preoccupazioni e sogni non sono affatto messi da parte o guardati dall’alto in basso. Mills si assicura di metterli su un piano di parità con gli adulti, spesso basandosi sull’idea che sono persi e confusi dal mondo tanto quanto lo sono i bambini e potrebbero aver bisogno di aiuto per affrontare la vita. Il film vira verso il sentimentale, ma in un modo amabile e autentico grazie proprio al viaggio dei suoi personaggi. C’mon C’mon è accattivante e onesto, senza cadere volutamente in un territorio melodrammatico artificioso dove sarebbe potuto finire facilmente.
Il rapporto tra Jesse e Johnny è sincero e dolce; le loro interazioni portano anche alla luce alcune parti ombra di Johnny che preferirebbe non parlarne, ma la curiosità del nipote ed il suo genuino incalzare lo costringono a farlo ed a confrontarsi con esse. La coppia ogni tanto si scontra, frustrazione, problemi di comunicazione sono alla base del rapporto bambini ed adulti e Johnny (come la maggior parte degli adulti) semplicemente non ha l’energia per tenere il passo mentre Jesse sprizza energia da tutti i pori.
Non a caso Woody Norman ricorda in qualche modo una versione fanciulla di Woody Allen. Le scene di Johnny che intervista i bambini in varie città si intersecano con la loro relazione, offrendo un senso di conforto radicato che lambisce i bordi della storia come onde facendoci percepire un forte senso di comunità.
C’mon C’mon e il fascino di rapporti complessi e commoventi
Attraverso Johnny, C’mon C’mon esplora la genitorialità e le difficoltà, le pressioni e i sentimenti complicati che spesso sorgono a causa delle responsabilità che ne derivano. Il film riflette delicatamente sulla vita, l’amore e il dolore attraverso la comunicazione, usando dichiaratamente la connessione emotiva dei suoi personaggi per guidare la narrazione, portandola a una conclusione commovente ed efficace che farà vibrare le corde del cuore. Il film è esaltato dalla palpabile chimica sullo schermo tra Phoenix e Norman, che è incredibilmente bravo e la coppia è magnetica da guardare insieme. La performance di Phoenix è stratificata ed evocativa, così come quella di Hoffman, che interpreta un’accattivante e stanca Viv.
La profondità e la contemplazione di C’mon sono fortemente volute dal regista, ma mai emotivamente manipolative. I frammenti della narrazione sono sottolineati dalla bellissima fotografia in bianco e nero di Robbie Ryan, mentre i primi piani e le riprese aeree delle città di Mills sono intimi e allo stesso tempo fatti per far sentire gli spettatori piccoli, solo umani che attraversano questa vita che è molto più grande di qualsiasi altro si sarebbe potuto immaginare. Mills sviluppa senza soluzione di continuità i personaggi e la storia, il ritmo non ha mai fretta di arrivare alla fine prima che questa sia pronta. Il film è sorprendentemente avvincente nella sua analisi dell’età adulta, delle relazioni familiari e degli alti e bassi della crescita di un bambino. C’mon C’mon si avvicina di soppiatto al pubblico, introducendo con attenzione i personaggi e i loro conflitti senza condividere troppo. C’è abbastanza per capire il dolore e abbastanza felicità per bilanciare quella che in definitiva è un’esperienza visiva molto umana e profonda.
È stato criticato di seguire un po’ un onda culturale modaiola woke, ma la storia di Mills risulta sincera e non così moralista come qualcuno vorrebbe farci credere. Una bellissima serata di cinema.