Di Massimiliano Artibani

Eterno Visionario: un ritratto frammentato del genio tormentato (ma brillante)

Michele Placido si tuffa con coraggio nella complicata galassia che è Luigi Pirandello, e lo fa con “Eterno Visionario”, un biopic che si muove a zig-zag tra momenti di sublime ispirazione e qualche inciampo narrativo. Nonostante tutto, il film riesce a regalarci un ritratto intimo e travagliato di uno degli autori più enigmatici della letteratura siciliana. E se Pirandello fosse vivo, probabilmente apprezzerebbe questa frammentazione.

Un mosaico di ricordi… e ossessioni

La narrazione? Non aspettatevi di trovare ordine. Come Pirandello stesso, “Eterno Visionario” si presenta come un puzzle di flashback, sogni ad occhi aperti e frammenti di psiche. Placido si concentra sugli anni ’20 e ’30, il periodo d’oro del drammaturgo, quando il successo planetario camminava a braccetto con la tragedia familiare – l’internamento della moglie Antonietta. Ecco, se l’obiettivo era quello di svelare l’origine di alcuni dei capolavori più celebri, ci siamo quasi. Ma attenzione: il rischio è di perdersi nel labirinto di scene episodiche, lasciando un po’ indietro il contesto storico, che sarebbe stato il filo di Arianna per orientarci meglio.

Regia: tra luci, ombre… e qualche inciampo

La regia di Placido è solida, come un buon bicchiere di vino rosso. A tratti, però, si accontenta di essere “normale”. L’uso generoso di primi piani e campi medi crea un’atmosfera claustrofobica, che riflette l’isolamento esistenziale di Pirandello. Qui ci siamo: l’angoscia del genio è servita, calda e densa.

Interessante l’uso della luce, un po’ schizofrenico – e volutamente così: momenti di abbagliante chiarore si alternano a scene immerse nell’oscurità, come a dire che Pirandello viveva due vite, una pubblica e una privata, e non ne preferiva nessuna. Peccato per alcune trovate visive che, seppur suggestive, sembrano più un tributo a una mostra di arte contemporanea che a un film biografico. Le sequenze oniriche? Belle, ma alla lunga un po’ stancanti e didascaliche.

Interpretazioni: un po’ troppo sopra le righe?

Fabrizio Bentivoglio si getta a capofitto nel ruolo del protagonista, e ci regala un Pirandello intenso, afflitto e complesso, come ogni genio tormentato che si rispetti. Un’interpretazione che lascia il segno, anche se a volte, diciamolo, rischia di farsi prendere un po’ troppo la mano.

Valeria Bruni Tedeschi, nei panni della moglie Antonietta, ci convince, ma anche lei ogni tanto flirta pericolosamente con l’overacting. Non è facile interpretare la follia, lo sappiamo, ma in certi momenti il rischio di cadere nell’eccesso è palpabile.

Simbolismo e filosofia, Pirandello-style

Se vi piacciono i simboli, preparatevi: “Eterno Visionario” è una festa a tema. Il titolo stesso è già un piccolo trattato di filosofia: Pirandello, il visionario per eccellenza, capace di guardare oltre le apparenze e di smascherare l’infinito teatro dell’assurdo che è la vita umana. E poi ci sono gli specchi, sempre lì a ricordarci che la vita è un gioco di riflessi, un continuo sdoppiamento dell’identità, un tema carissimo al nostro Luigi.

Placido non si limita a raccontare la biografia di Pirandello. Cerca anche di sondarne le profondità filosofiche, soprattutto quando si parla di verità relativa e realtà illusoria. Un peccato, però, che queste riflessioni restino a volte ai margini della narrazione, come un ospite d’onore che nessuno ha davvero invitato al tavolo principale.

Conclusioni

“Eterno Visionario” è ambizioso e coraggioso. E se talvolta inciampa, è solo perché ha osato volare troppo vicino al sole. Placido ci offre un quadro interessante, anche se imperfetto, del grande drammaturgo siciliano. Le interpretazioni, nonostante qualche momento sopra le righe, sono potenti, e il film è carico di riflessioni che, anche se non sempre sviluppate al meglio, lasciano il segno.

Aspetti tecnici

Mancanze?

In sintesi, “Eterno Visionario” merita decisamente una visione. Non sarà perfetto, ma il suo cuore batte forte e chi ama Pirandello troverà comunque pane per i propri denti.