Il Vizio della Speranza – di Edoardo De Angelis


Il Vizio della speranza è il nuovo melodramma di Edoardo De Angelis.

Coloro che hanno visto indivisibili al festival del 2016, riconosceranno rapidamente il suo stile altamente simbolico anche ne “il Vizio della Speranza” , ambientato in un’enclave decrepita lungo il fiume Volturno dove tutti vivono in uno stato di perenne sofferenza e ognuno sta sfruttando qualcuno o ne viene sfruttato.

Il nostro eroe, si potrebbe definire Maria (Pina Turco), che traghetta le donne incinte in un deposito dove consegnano i loro bambini da adottare altrove. La Maitresse di un bordello gestisce questo mercato intascando i soldi delle prestazioni delle ragazze e soprattutto quelli della vendita dei bambini. Maria stessa rimane incinta, ma lei scappa.

Il film potrebbe assumere i connotati del Thriller, ma il regista è più interessato alla descrizione dell’animo che alla storia in se per sé. Seguiamo Maria mentre si sposta da un posto all’altro, cercando di rimanere un passo o due in anticipo alle conseguenze ma non riuscendo mai a gestirlo. 

Il Regista

Il regista non ostenta il realismo soffermandosi sugli ambienti e sulla miseria. Egli compie un’astrazione e un artifizio netti a cominciare dal principio con le immagini della giovane Maria che viene pescata al largo del porto con una rete e con luci al neon ed elettriche sgargianti dello yacht club e la costante fotografia della golden hour.

De Angelis è uno stilista della scuola di Matteo Garrone / Ferzan Özpetek, che usa spesso immagini grandangolari per trasformare sequenze altrimenti naturalistiche in panorami appiattiti.

La Turco dà al film “il vizio della speranza” un forte centro, ma de Angelis non è molto interessato alla sua esibizione; vuole solo spingere Maria più in basso nella melma.

La frase: 

“ti è venuta questa struccata della speranza!” 

è emblematica. Alla fine ci sarà redenzione possibile?

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