LUCA

IL NUOVO FILM PIXAR DI ENRICO CASAROSA

Recensione di Giulia Lang

Dal 18 giugno è disponibile su Disney+ Luca, nuovo film di animazione targato Pixar animation studios diretto dal regista genovese Enrico Casarosa (La Luna, 2011).
Come sceneggiatori del film troviamo invece Mike Jones (Soul) e Jessie Andrews, scrittore di Quel fantastico peggior anno della mia vita, di cui ha curato anche l’adattamento cinematografico nel 2015.

Luca Paguro e Alberto Scorfano sono due giovani creature marine che – affascinate dalla vita terrena – scelgono di abbandonare il mondo subacqueo in cerca di libertà.
Si recano così a Portorosso, un borgo immaginario della Cinque Terre e, una volta assunte le sembianze umane, cercano di confondersi con le persone del posto, ma devono fare attenzione: il contatto con l’acqua è in grado di svelare la loro vera natura.

Appena arrivati i ragazzi scatenano l’ira di Ercole, il bullo del paese, e vengono salvati da Giulia Marcovaldo, ragazzina dai capelli rossi e dai solidi principi.
Determinati a mettere fine al regime di terrore imposto da Ercole, Luca, Alberto e Giulia, decidono di partecipare contro di lui alla gara annuale di Portorosso, che vede in palio una vespa, simbolo della tanto agognata libertà.

Le straordinarie animazioni Pixar

Le animazioni Pixar sono – come sempre – una garanzia di benessere per gli occhi: i colori caldi e accesi richiamano il topos dell’avventura estiva inaspettata. Durante l’estate non si segue la solita routine, si creano nuove amicizie, si ha più libertà, si ha la sensazione che tutto può cambiare.

Nonostante il borgo di Portorosso sia un luogo di fantasia, è evidente come Casarosa – che ben conosce la riviera ligure – abbia ripreso molti elementi di quel contesto, creando un mondo familiare e credibile.

Ovviamente, l’ambientazione richiama pur sempre un mondo straordinario in cui esistono delle creature marine – visivamente metà Nemo e metà Ariel – e infatti la messa in scena è ricca di sequenze surreali e vivaci – come il viaggio di Luca verso il piacere della conoscenza – che strizzano l’occhio a Miyazaki e a Italo Calvino, famoso per i suoi racconti che uniscono la scienza al surreale (Le cosmicomiche, 1965).

Stereotipi che con stroppiano

Una storia ambientata in Italia non poteva certo essere esente dai tipici stereotipi, come la presenza fissa del caffè, le abbuffate di pasta, il gesticolare, l’italiano medio arrogante con il gel sui capelli.
Modelli che però non infastidiscono, soprattutto se si riflette sul fatto che il contesto in cui è stato creato il film è quello statunitense, quindi è normale che il prodotto abbia un respiro internazionale e un linguaggio universale.

Sicuramente anche la Francia di Ratatouille, il Messico di Coco, la Scozia di The Brave, saranno stati rappresentanti in modo a volte stereotipato, ma non per scarso interesse nell’approfondire gli usi e i costumi del contesto di riferimento, ma piuttosto per fare in modo che ognuno potesse riconoscere all’interno di quelle pellicole qualcosa di familiare.

Parlando invece del periodo in cui è ambientato il racconto, anche qui è necessario ritornare agli stereotipi italiani. Nell’immaginario collettivo l’Italia è ferma al dopoguerra, è ancora l’Italia romantica di film come Vacanze Romane o  La dolce vita.
Dunque, scegliere di ambientare Luca proprio a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta è stata una mossa furba, poiché ha dato la possibilità di rispettare quell’immagine che all’estero hanno del nostro Paese.

Inoltre, un contesto vintage ha permesso ai giovani protagonisti di essere più liberi, di non essere vincolati agli smartphone, a internet, elementi che avrebbero snaturato l’avventura, rendendola meno magica.

Anche la colonna musicale – curata da Dan Romer – è davvero azzeccata. Il film è pieno di canzoni italiane senza tempo, come Il gatto e la volpe di Edoardo Bennato o Fatti mandare dalla mamma di Gianni Morandi, brani ancora oggi cantati e rivisitati.
Bellissima anche la colonna musicale orchestrale, con fisarmoniche e strumenti locali, che fa leva sull’elemento nostalgia e rappresenta alla perfezione l’Italia dei piccoli borghi.

Luca tra Ariel e Pinocchio 

Il personaggio di Luca, almeno durante la prima parte del film, è un chiaro rimando a quello di Ariel, l’indimenticabile protagonista de La Sirenetta; anche Luca è una creatura marina che sogna di esplorare la superficie, e proprio come la giovane sirena dai capelli rossi, lascia il mare per esplorare il mondo terreno, questa volta non per inseguire un grande amore ma per la sete di conoscenza, per poter imparare cose nuove in compagnia dei suoi nuovi amici.
Se Alberto insegna a Luca a lasciarsi andare, a non aver paura di abbandonare il nido, Giulia gli mostra invece il fascino delle conoscenza.

L’importanza dell’istruzione come strumento per raggiungere la libertà richiama un’altra fiaba – complice anche la colonna sonora – quella di Pinocchio. Nel Paese dei Balocchi – un luogo dove non esiste la scuola ma solo il divertimento – un ingenuo burattino di legno viene portato sulla cattiva strada da un suo coetaneo, lo svogliato Lucignolo.

Nonostante la presenza di alcune similitudini con la fiaba di Collodi, Casarosa ha scelto di orientare la sua storia verso degli ideali di amicizia sincera: se infatti in un primo momento Alberto non comprende la voglia di imparare a cui aspira Luca, al termine del film sarà proprio lui a coronare il sogno dell’amico.

Poiché l’amicizia è infondere coraggio nell’altro, essere una spalla solida.
Siamo critici verso noi stessi, siamo insicuri, perciò gli amici – come Alberto e Giulia – sono importanti per farci credere in noi stessi e far tacere le voci nella nostra testa che ci fanno credere di non essere abbastanza: “Silenzio Bruno!”   

Chi sono i veri mostri?      

Luca è una storia sulle discriminazioni, sulle diversità ma anche sull’amicizia e sull’integrazione.

I protagonisti compiono un percorso di accettazione di sé, in un mondo in cui devono nascondere la propria natura, ritenuta dagli abitanti come  pericolosa e “disgustosa”.

Questo modo di pensare ingiustificabilmente aggressivo e chiuso, porta anche ad una delle scene più drammatiche del film: Luca è allettato dall’idea di poter andare a scuola come Giulia, ma quando Alberto, ingelosito dall’amicizia tra i due, sceglie di mostrare il suo vero aspetto – mettendosi in una condizione di pericolo – Luca, spaventato, lo tradisce.

Nonostante in seguito avvenga il momento di riconciliazione tra i due amici, la reazione di Luca dimostra come l’odio generi odio, e il terrore generi terrore. Solo la consapevolezza di un timore ingiustificato per il diverso può portare alla nascita di un contesto sereno in cui vivere.

E’ illuminante la riflessione della nonna di Luca verso l’epilogo, quando dice: “Alcune persone non lo accetteranno mai, ma alcune sì. E sembra che lui sappia riconoscere quali”.

Sarebbe bello anche solo pensare che oggi l’integrazione sia davvero così semplice, ma cominciare ad educare ai valori di uguaglianza e tolleranza fin da piccoli – anche grazie alla visione di film come Luca – è un buon primo passo.

Valutazione
4.5/5

Luca è un  film sulla discriminazione, sulla diversità, ma è anche una storia di amicizia e integrazione, incorniciata dalle meravigliose animazioni Disney Pixar.