di Massimiliano Artibani
Megalopolis è un film un po’ sovrappeso
Megalopolis, l’ultimo ambizioso progetto di Francis Ford Coppola, si presenta come una riflessione sulla complessità della civiltà urbana contemporanea. Ambientato in una metropoli utopica, il film esplora le tensioni tra l’ideale e il reale, tra l’utopia architettonica e le forze distruttive che minano la coesione sociale. Attraverso una narrazione complessa e stratificata, Coppola mette in scena un discorso dove i segni e i significati sono costantemente messi in discussione e decostruiti.
La città come segno
Megalopolis può essere letto come un vasto sistema di segni, in cui ogni elemento della città diventa simbolo di forze sociali, politiche ed economiche. La città, con i suoi imponenti grattacieli e i suoi spazi di aggregazione, rappresenta un segno dell’utopia, un sogno collettivo di perfezione. Tuttavia, questa utopia è costantemente erosa dalle contraddizioni interne, simboleggiate da architetture decadenti e dalla crescente disconnessione tra i cittadini. Coppola utilizza una complessa rete di segni visivi e sonori per creare un linguaggio che riflette il disfacimento di questo sogno, suggerendo che ogni progetto utopico è inevitabilmente destinato a fallire sotto il peso delle sue stesse ambizioni.
Tuttavia, man mano che la narrazione prosegue, Coppola inserisce dettagli visivi che disturbano questa immagine perfetta: le crepe sui marciapiedi, i graffiti sui muri e le proteste dei cittadini.
Un altro esempio potente è la sequenza del blackout, in cui l’intera città si oscura improvvisamente, e la tensione sociale diventa palpabile. Coppola utilizza il buio come segno del fallimento delle infrastrutture e dell’illusione di controllo, suggerendo che l’utopia urbana può essere spazzata via da forze imprevedibili e incontrollabili.
Il fallimento dell’utopia
Megalopolis mette in luce la frammentazione e l’instabilità dei significati. Coppola decostruisce l’idea stessa di città come entità ordinata e razionale, rivelando come ogni tentativo di controllo o perfezione sia destinato a infrangersi contro le forze caotiche della realtà. I personaggi, simboli viventi delle tensioni sociali, non sono più portatori di un significato unico e definito, ma soggetti a una costante reinterpretazione, sfuggendo a ogni tentativo di categorizzazione. L’utopia, così come viene rappresentata nel film, è una costruzione culturale che, si dissolve in un gioco di differenze e rinvii, priva di un centro stabile di significato.
Un esempio emblematico di questa decostruzione è la scena in cui il protagonista, un ambizioso architetto, cammina attraverso un modello in miniatura della sua città ideale. Mentre descrive con passione i progetti di sviluppo sostenibile e inclusivo, Coppola alterna queste immagini con quelle del vero caos urbano: traffico congestionato, disuguaglianze sociali e quartieri degradati. L’architetto è un segno di visione e speranza, ma anche di arroganza, incapace di comprendere le forze che sfuggono al suo controllo.
La scena culminante del film, una lunga sequenza di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine in una piazza centrale della città, porta questa frammentazione al suo apice. La piazza, simbolo di dialogo e confronto democratico, si trasforma in un campo di battaglia, dove ogni segno di pace e progresso viene decostruito, rivelando la violenza latente sotto la superficie della società.
Un’altra sequenza simbolica è quella di un edificio monumentale che crolla lentamente, quasi come in una danza coreografata. L’immagine di un colosso architettonico che si disintegra rappresenta in modo chiaro l’idea post-strutturalista che ogni costruzione sociale, anche la più solida, sia destinata a decomporsi sotto il peso delle sue contraddizioni.
La complessità della trama e la frammentazione del tempo narrativo sottolineano ulteriormente il disordine strutturale che caratterizza la città, e, per estensione, il mondo moderno. Coppola sembra voler suggerire che ogni struttura sociale, economica o ideologica è destinata a essere decostruita e ricostruita in forme sempre più instabili.
Masterclass con Coppola alla Festa del Cinema di Roma
In occasione della Festa del Cinema di Roma, Francis Ford Coppola terrà una masterclass esclusiva, in cui approfondirà i temi di Megalopolis e discuterà la sua visione del cinema contemporaneo. Sarà un’opportunità unica per gli studenti della Libera Università del Cinema, che avranno l’onore di partecipare all’evento, confrontandosi direttamente con il maestro e mettendo in pratica le competenze acquisite durante il corso di Critica Cinematografica. Un’occasione imperdibile per dialogare con una delle figure più iconiche del cinema mondiale e riflettere sulle prospettive future del linguaggio filmico.