Normal People

Recensione della miniserie di Lenny Abrahamson e Hettie Macdonald tratta dal romanzo di Sally Rooney

il cinematografo

Il Punto Di Svista Del Cinefilo

Categoria: Serie Tv

Giulia Lang

Lo scorso 28 febbraio si è svolta la cerimonia di premiazione della 78ª edizione dei Golden Globe Awards.

A trionfare come miglior miniserie è stata l’acclamatissima The Queen’s GambitLa regina degli scacchi, che ha inoltre portato l’ambita statuetta alla sua protagonista, l’astro nascente Anya Taylor-Joy.

La regina degli scacchi ha avuto la meglio su altri prodotti televisivi altrettanto interessanti: la miniserie ontologica diretta da Steve McQueen Small Axe, il thriller HBO con Nicole Kidman e Hugh Grant The Undoing, il successo tedesco-statunitense Unorthodox e, infine, la serie televisiva irlandese Normal People – basata sull’omonimo romanzo di Sally Rooney – candidata anche nella sezione Miglior attrice in una miniserie, grazie alla performance della 22enne britannica Daisy Edgar-Jones.

Normal People è una miniserie di genere drammatico-sentimentale diretta da Lenny Abrahamson e Hettie Macdonald.

I dodici episodi che compongono la serie sono stati resi disponibili in Italia dalla piattaforma StarzPlay a partire dal 26 giugno 2020.

Ogni puntata è un frammento di vita quotidiana di Marianne Sheridan (Daisy Edgar-Jones) e Connell Waldron (Paul Mescal), due liceali che vivono nella piccola cittadina di Carricklea, in Irlanda. Lui è il tipico ragazzo bello, popolare e sportivo, lei è scontrosa, polemica, ma brillante sotto ogni punto di vista. Si conoscono da anni perché la madre di Connell lavora come colf nella lussuosa casa degli Sheridan.

Per questo motivo, i due giovani sono abituati ad incrociarsi dopo la scuola e, dalle loro conversazioni pomeridiane, nasce una potente attrazione che sfocerà in una relazione segreta.

La clandestinità è dovuta dal fatto che Connell preferisce che a scuola non si sappia del suo rapporto con Marianne. Un compromesso che lei accetta ma che li cambierà profondamente, portando alla luce lati dei propri caratteri che fino a quel momento avevano cercato di sopprimere.

Fin qui sembrerebbe una storia non troppo avvincente, una versione irlandese delle tipiche commedie romantiche in cui l’atletico belloccio si innamora dalla secchiona impopolare.

In realtà, per la realistica delicatezza attraverso cui viene narrata la relazione tra Marianne e Connell, lo spettatore si rende conto fin da subito di trovarsi di fronte ad un prodotto atipico, diverso.

Innanzitutto, il viaggio dei protagonisti non si esaurisce al liceo, ma prosegue durante gli anni universitari.

Infatti, dopo essersi persi di vista nell’estate della maturità, Marianne e Connell si ritrovano a Dublino, presso il facoltoso Trinity College. Lei è iscritta a Scienze Politiche, Lui a Lettere.

Qui i ruoli si ribaltano: lei è sbocciata, fa parte dei circoli intellettuali più cool, frequenta le feste giuste. Lui è fuori dalla confort zone, deve lavorare per pagare l’affitto, non conosce nessuno ed è troppo timido per intervenire a lezione.

Marianne e Connell sono di nuovo su due piani differenti, ma si cercano, si perdono e si ritrovano.

Come anticipato, la serie televisiva è basata sul romanzo del 2018 della scrittrice irlandese Sally Rooney, tradotto in Italia con il titolo Persone Normali.

Nel libro le innumerevoli riflessioni dei due protagonisti sono narrate minuziosamente. Il non detto assume molto più significato del detto.

Dai pensieri di Marianne, si comprendono i suoi gravi problemi in famiglia: un padre violento, morto anni prima, un fratello altrettanto aggressivo – verbalmente e fisicamente – e una madre assente e disinteressata a quello che accade dentro casa.

Dai pensieri di Connell, si percepiscono i suoi problemi di ansia, la sua paura di essere al centro dell’attenzione, il terrore del giudizio altrui.

E’ importante conoscere la forma del libro per poter apprezzare davvero la serie: Sally Rooney, che ha curato la sceneggiatura insieme a Alice Birch e Mark O’Rowe, ha avuto l’intraprendenza di trasformare in un racconto per la televisione, un romanzo che si basa quasi esclusivamente su dialoghi interiori. E’ riuscita a convertire i pensieri in azioni con una semplicità lodevole.

La regia e la fotografia si legano perfettamente con i toni della storia, prediligendo la luce naturale e l’utilizzo di inquadrature simmetriche. La fotocamera si insinua nelle scene di intimità alla ricerca di dettagli: dita delle mani, movimenti dei corpi, affanni, pupille che si dilatano.

Il sesso esplicito è una componente fondamentale della serie. Senza, il risultato non sarebbe stato lo stesso. Le scene intime non sono mai superflue, ma piuttosto necessarie per evidenziare la differenza tra il totale abbandono che Marianne e Connell provano quando i loro corpi di fondono, e la macchinosità del sesso che sperimentano con altri partner, che – nel caso di Marianne – è spesso teatro di episodi di violenza.

Anche la rappresentazione dei luoghi non è lasciata al caso. Le case di Marianne e Connell sono molto diverse l’una dall’altra e non solo sono rappresentative della distanza sociale che c’è tra le loro famiglie, ma sono anche lo specchio dei loro rapporti familiari.

Marianne vive in una casa invidiabilmente grande, ma che appare fredda, isolata e senza amore. Una casa in cui lei si sente prigioniera e mai al sicuro.

Connell invece ha una piccolo appartamento che condivide solo con la madre; è un nido accogliente, caldo e un ambiente sano in cui crescere.

La complessa relazione tra Marianne e Connell è un percorso estremamente travagliato di due persone che trovano con naturalezza l’una nell’altro quello che in altri non riescono ad afferrare: affetto, passione, un posto sicuro. Connell è l’unico a comprendere davvero la fragilità di Marianne, e Lei è l’unica donna a conoscerlo fino in fondo. Ma sono anche due persone che sabotano continuamente la loro stessa felicità, quasi sempre a causa di tutto quel non detto a cui si è fatto riferimento in precedenza.

Allora le persone normali potrebbero essere proprio l’aspirazione dei protagonisti a una normalità – sentimentale, familiare, relazionale – che è costantemente osteggiata da una mente molto sensibile, ma che è allo stesso tempo rappresentativa della loro generazione: insicura e fragile.

Nonostante Normal People all’estero si sia guadagnata il plauso delle critica e del pubblico, grazie alla bravura degli attori principali e alla semplicità con cui sono trattati temi molto delicati, in Italia non ha goduto della stessa popolarità.

Il problema potrebbe essere proprio StarPlay – la piattaforma che ha distribuito la serie – che al momento non gode di molta fama. I contenuti, anche se di qualità, sono forse ancora troppo pochi e poco appetitosi per conquistare una fetta di pubblico più sostanziosa.

In ogni caso Normal People, avendo registrato tra il pubblico e la critica una risposta decisamente positiva, ha permesso a Sally Rooney – e a parte del team che ha realizzato questa miniserie – di ricevere dalla BBC il via libera per realizzare una trasposizione televisiva anche di Parlane tra amiciConversations with Friends (2017) il romanzo di debutto dell’autrice.

Voto: 4/5