E’ disponibile dal mese di giugno in streaming su Disney+ Raya e l’ultimo drago, 59esimo lungometraggio di animazione targato Walt Disney Animations Studios. Il film è diretto dal premio Oscar Don Hall – regista di Big Hero 6, sceneggiatore di Tarzan e Oceania, nonché curatore de Le Follie dell’imperatore – e Carlos López Estrada (Blindspotting).
Nell’immaginario mondo di Kumadra – nel Sud-Est asiatico – gli umani e i draghi vivono da sempre in armonia, fino a quando una terribile minaccia giunge nel regno sotto forma di spiriti maligni – i Druun – che trasformano in pietra tutto ciò che toccano.
I potenti draghi scelgono di lottare per salvare l’umanità, ma finiscono pietrificati anch’essi.
L’ultima speranza è il drago Sisu, che racchiude il suo immenso potere magico in una gemma luminosa che spazza via la minaccia e rianima tutti quelli che sono stati pietrificati, ad eccezione però dei draghi. Purtroppo la gemma preziosa diventa agli occhi degli umani un ultimo elemento di potere e lottano per conquistarla. Kumandra viene così divisa in cinque regioni, ciascuna con il nome di una parte che compone un drago: Coda, Artiglio, Dorso, Zanna e Cuore. Passano 500 anni. Benja, sovrano di Cuore, addestra sua figlia Raya per diventare custode della Gemma Drago. Tuttavia, durante un festa organizzata dal re stesso per unire tutte le tribù, la gemma – unica speranza di rivedere il regno unito – viene divisa in pezzi dall’avidità degli altri sovrani, risvegliando i Druun.
Soltanto il drago perduto Sisu forse potrà riportare l’unità nel mondo. Inizia così il viaggio di Raya alla ricerca dell’antico drago per riunire i regni e riportare in vita gli abitanti pietrificati, tra cui suo padre Benja.
Draghi asiatici
Raya e l’ultimo drago è la risposta Disney ad Onward – Oltre la magia di casa Pixar. Anche qui siamo di fronte ad un’opera di genere quest-fantasy, con un viaggio alla ricerca di un oggetto magico da parte del protagonista.
Il primo elemento che salta all’occhio nel nuovo film di Don Hall e Carlos López Estrada è le bellezza dell’animazione – non solo nell’accuratezza tecnologica della CGI – ma anche nell’idea di sperimentare tecniche diverse, come la scelta di animare la sequenza sulle origini di Kumandra secondo la tecnica tradizionale.La storia ci dà la possibilità di conoscere dei draghi non associati al fuoco, come nell’accezione occidentale, ma all’acqua, alla pioggia, ai venti e alle nebbie. Elementi climatici che caratterizzano proprio le atmosfere del sud-est asiatico.
Ad essere molto interessante è proprio il design dei draghi, dai colori rilassanti, color pastello e dagli occhi enormi tipici dei manga. Una grafica che si muove di nuovo in controtendenza rispetto al fantasy occidentale, basti pensare alla durezza nei lineamenti dei draghi di Daenerys Targaryen ne Il trono di Spade.
Restando nel tema dell’ambientazione, è chiaro lo studio approfondito che c’è dietro la caratterizzazione delle varie tribù di Kumandra, che si diversificano nell’architettura, negli abiti, nelle acconciature.
Raya e l’ultimo drago, nonostante affronti delle tematiche adulte – con momenti profondi e una sensazione di angoscia causata della minaccia incombente – è adatto anche alla visione dei più piccoli, poiché non mancano elementi di gioia, che richiamano una comicità molto simile a quella de Le Follie dell’Imperatore, soprattutto durante le scene in cui Sisu, per non farsi riconoscere, da drago si trasforma in umana.
La principessa senza sogno
Raya è una principessa di nuova generazione e racchiude al suo interno più sfaccettature rispetto alle principesse tradizionali. Ciò che la discosta maggiormente dalle sue predecessore è la mancanza di un sogno. Ella è infatti una principessa disillusa dall’ideale infranto di una pace tra i mondi a causa dell’avidità umana, che si lancia in una missione unicamente per riavere indietro suo padre.
Non è un caso allora la mancanza di canzoni all’interno del film. Nei classici Disney, infatti, spesso è proprio cantando che la principessa svela allo spettatore il suo sogno, basti pensare a celebri brani come I sogni son desideri (Cenerentola), Aspettando una nuova vita (Rapunzel), Belle (La Bella e la Bestia).
Parte fondamentale del viaggio di Raya sono gli amici che incontrerà lungo la via: Boun, un bambino gestore di un battello-ristorante, Tong un guerriero dalla stazza possente ma dal cuore d’oro e Noi una bambina furba, abilissima nella truffa.
Tutti questi personaggi hanno in comune l’aver perso i propri cari a causa dei Druun, così – per avere la speranza di riaverli indietro – decidono di seguire Raya nella missione, formando una sorta di “compagnia dell’anello”.
Anche Sisu fa parte di questa nuova e piccola comunità e sarà proprio lei a portare una narrativa di fiducia: nonostante anche il drago abbia una perdita nel cuore, ciò che non le manca è la fiducia negli altri.
Questa sua caratteristica la rende perfetta al fianco di Raya, formando una coppia agli antipodi che ricorda molto quella formata da Kuzko e Pacha.
Raya e Namaari: nemiche giurate o romance mancata?
La costruzione della relazione tra Benja e sua figlia funziona molto bene, si percepisce quanto i due siano legati e quanto il padre ci tenga a trasmettere i suoi valori di pace a Raya.
Ciò che forse funziona meno è la premessa drammatica che sta alla base del sentimento di sfiducia che Raya prova nei confronti dell’umanità.
Quando era solo una bambina, durante la festa tra le tribù organizzata da Benja, Raya conosce la giovane Namaari, del clan di Zanna, che fingendosi sua amica la tradisce cercando di rubare la Gemma Drago.Questo espediente è forse un po’ debole. Il tradimento doveva essere infatti un momento chiave nella costruzione del carattere di Raya, ma il voltafaccia avviene in un contesto ancora poco solido dato che le due si sono appena conosciute. Tuttavia le due ragazze negli anni che seguono sembrano esser diventate nemiche giurate, ma questo astio non è supportato né da un grande tradimento né da un sentimento represso.
A tal proposito la mancanza della romance all’interno della film è un’occasione mancata. Ci sarebbero potuti essere infatti tutti gli elementi per far scattare qualcosa di più tra Raya e Namaari, avendo a disposizione una relazione per certi versi simile a quella tra Mulan e Shang.
Ultime considerazioni su Raya e l’ultimo drago
Nonostante alcuni elementi si sarebbero potuti sviluppare in maniera diversa e più approfondita, Raya e l’ultimo drago è un film importante poiché apre la porta ad una narrativa più al femminile. Infatti, nonostante si tratti di una produzione in larga parte maschile, il film consta di un’eroina, di una antieroina e di una sidekick mutaforma (il drago Sisu).
Il pericolo di cadere nel tranello di una storia su una principessa tradizionale scelta per eredità o per magia a salvare il suo popolo era dietro l’angolo, qui invece siamo di fronte ad una giovane principessa Disney – la prima del sud-est asiatico – che si muove in controtendenza rispetto al passato, che ci racconta una storia sull’incertezza umana e sull’importanza di ricreare rapporti di fiducia.
Una storia che affonda le sue radici nella mitologia per insegnare ad imparare del passato se si vuole migliorare il futuro.
Raya e l’ultimo drago è una gioia per gli occhi, grazie ad un’animazione curata nei minimi dettagli. Inoltre, il messaggio di speranza in una società migliore basata sulla fiducia reciproca è più attuale che mai.