Di Noemi Grossi

 

“Fino alla fine” di Gabriele Muccino: dramma d’esordio alla festa del cinema di Roma 2024

Gabriele Muccino, dopo “gli anni più belli” del 2020, torna a illuminare il grande schermo.

Stavolta con un film drammatico, ricco d’azione: “Fino alla fine” con Elena Kampouris, Saul Nanni e Lorenzo Richelmy.

Elena Kampouris interpreta Sophie, una ventenne americana, che ha vissuto una vita fatta di dedizione e
solitudine. Durante una vacanza a Palermo, incontra Giulio (Saul Nanni) e i suoi 3 amici, che per 24 ore le
faranno sentire l’adrenalina e l’amore che desiderava.

24 ore che cambieranno per sempre la sua vita, trascinandola sull’orlo del baratro e macchiandola di
sangue.

Ho avuto l’onore di assistere alla proiezione ufficiale del film, di sentire le opinioni degli spettatori e
guardare la soddisfazione di Gabriele Muccino, che sì, deve essere orgoglioso del suo lavoro, ma
ammettere anche che ci sono delle falle.

Sophie ha vissuto la vita dentro una bolla, inseguendo l’obbiettivo di essere la migliore al pianoforte, finché
non le vengono stroncati i sogni.

Da quel momento è sperduta e dopo aver perso il padre, è in cerca di emozioni forti, vuole vivere a pieno.
Ecco perché quando incontra Giulio, decide di tuffarsi con lui e farsi trasportare in un’avventura che non
tarderà a diventare una corsa alla sopravvivenza.

Sophie è spaventata, ma farebbe di tutto pur di sentire qualcosa di vero.

Non prende decisioni razionali e non pensa alle conseguenze, forse è proprio questa la chiave di lettura per comprenderla:

dovremmo guardare il film con l’ottica di Sophie, con gli occhi di qualcuno instabile, che cerca di non annegare nel
proprio dolore.

“We can be heroes, just for one day”, queste le parole della splendida colonna sonora, che rappresentano l’interiorità dei 5 amici, che si sentono invincibili dopo aver commesso un furto.

L’interpretazione dei protagonisti è coinvolgente, così come la regia.

Gabriele Muccino sceglie di seguire l’azione con la macchina a mano, intensificando l’emozione della scena e facendoci provare la frenesia e la
rapidità degli avvenimenti.

La dilatazione del tempo è palpabile e il tutto si svolge molto velocemente, tant’è che non sentiamo il bisogno di guardare l’orologio.
Gli avvenimenti sono coinvolgenti ma irrealistici. Empatizziamo con i personaggi, ma non comprendiamo il
movente delle loro decisioni.

Inoltre ci sono degli aspetti del passato di Sophie che non vengono approfonditi, come la perdita del padre, il suo talento al piano e soprattutto il suo ingegno e la sua destrezza in momenti pericolosi e di tensione.

Degli altri personaggi veniamo a conoscenza di pochi elementi, come se fossero appena accennati.

Di questo manca la sceneggiatura.

I temi affrontati sono:

Tutti collegati freneticamente dagli eventi.

Il messaggio che vuole trasmettere è chiaro e anticipato
dall’incipit del film: “la vita è il risultato delle scelte che facciamo”.

Punti di forza:
 la recitazione, in particolare di Elena Kampouris, Saul Nanni e Lorenzo Richelmy;
 le scelte registiche che enfatizzano le scene;
 la fotografia: predominano le tonalità fredde.
Punti di debolezza:
 la mancanza di approfondimento di alcuni elementi narrativi;
 l’innamoramento irrealistico;
 il finale, che va in contrasto con il messaggio del film;
 il tratteggio accennato dei personaggi secondari.
In conclusione, è un buon film, che intrattiene, ma lascia vari interrogativi, e i cui problemi principali hanno
origine dalla sceneggiatura.

Noemi Grossi