Di Noemi Grossi

 

“La pie voleuse” di Robert Guédiguian, un toccante intreccio di vite e di note.

“La pie voleuse” è l’ultima opera del regista francese Robert Guédiguian. Commedia del 2024, con Ariane
Ascaride, della durata di 96 minuti.

Racconta la storia di una donna avanti con l’età, Maria, la cui occupazione è prendersi cura di alcune
persone anziane e delle loro rispettive case. Maria ha problemi economici, vorrebbe aiutare suo nipote a
spiccare nel mondo della musica, ma a stento arriva a fine mese, così inizia a derubare coloro che
accudisce. In breve tempo questo suo gesto disperato provocherà un effetto a catena che porterà
scompiglio nelle vite dei suoi cari.

Questo film mi ha colpito sotto diversi aspetti, dal sound alle tematiche affrontate, dalla recitazione alla
fotografia.

Maria è una donna determinata, con un grande cuore e una storia d’amore burrascosa con il marito, il
quale è alienato al gioco d’azzardo.

Entrambi sono presenti nella vita della figlia e del nipotino, che si rivela
essere un prodigio al pianoforte.

Per aiutare la sua famiglia Maria è disposta a tutto, anche a derubare
coloro che nutrono molta fiducia in lei e che una volta passati a miglior vita le lascerebbero i loro averi.
Tutto pur di far studiare suo nipote, tutto pur di fargli avere una vita migliore della sua.

“la pie voleuse” è un negozio di strumenti musicali ed è proprio questo luogo l’ancora che tiene saldo
l’intreccio narrativo. La musica è la colonna portante, che ci guida e ci rivela gli intrighi nascosti sotto il sole
di L’Estaque.

La musica ci tocca, esattamente come Maria fa con il branzino mentre lo pana.

Il senso del tatto è costantemente presente e, grazie ad alcune scelte registiche, quali la ripresa dei dettagli e dei primi piani, lo
spettatore lo percepisce su di sé.

Il sound design è ottimo, ogni dettaglio è curato alla perfezione, dal rumore dei soldi sfregati al caos
cittadino quando si apre la finestra.

La recitazione è salda, le performances sono naturali ed emozionanti. È un film che fa’ sorridere, ma anche
riflettere.

Riflettere sulla vecchiaia, sulla solitudine, sul sacrificio, sulla nostalgia, sull’amore, che qui ha diverse forme.
Infatti, il messaggio principale che viene trasmesso riguarda la potenza dell’amore, capace di lasciar andare,
di resistere, di spingersi oltre e di aggrapparsi alla speranza di avere ancora una possibilità di rivalsa.

I temi trattati non finiscono qui, abbiamo anche:

Ognuno di questi ha il proprio spazio e non viene mai tratteggiato in maniera didascalica.

I simboli ricorrenti sono: il pianoforte, i soldi e la piscina.

Quest’ultimo simbolo costituisce il ponte tra due generazioni di innamorati, che a distanza di anni vivono la stessa situazione d’instabilità, che se da una
parte porta alla risoluzione, dall’altra fa annegare.
Inoltre la fotografia aiuta a farci essere parte di questo paesino francese, attraverso l’illuminazione naturale
e l’utilizzo di colori complementari. Come anche la contrapposizione tra luci calde e fredde.

Per riassumere,

i punti di forza sono tanti, ma ce ne sono anche di debolezza come la frettolosità di alcuni
aventi e l’effetto “scattoso” dello zoom in, che avrei preferito più fluido.

È un buon film, che intrattiene piacevolmente e stupisce con dei colpi di scena significativi.
Con le sue tante tematiche, arriva a tutti e in ogni caso ci strappa un sorriso.
“Si dice che le persone con cui si litiga siano le migliori”, Maria esordisce così. Voi che ne pensate?
Concordate con lei?
Per saperlo, non vi resta che vederlo e commentare scrivendoci cosa ne pensate.
Buona visione!
Grossi Noemi