di Noemi Grossi

 

“Reading Lolita in Tehran”: una produzione italo-iraniana in concorso alla festa del cinema di Roma 2024.

“Reading Lolita in Tehran” è un dramma diretto da Eran Riklis e interpretato da Golshifteh Farahani, Zar Amir Ebrahimi, Mina Kavani, Lara Wolf e Arash Marandi.

È la storia di una professoressa di letteratura inglese, che decide di tornare nel suo paese d’origine, l’Iran, per insegnare.

I romanzi occidentali che tratta nelle sue lezioni, però, vengono proibiti e lei riunirà segretamente sette delle sue studentesse, per continuare a leggerli insieme.

I presupposti di questo film sono chiari: un dramma ispirato all’autobiografia della protagonista, incentrato sulla disparità di genere e le regole religiose imposte in Iran.

Infatti, per gli avvenimenti trattati, colpisce emotivamente lo spettatore, che sul finale viene deluso, percependo come se il messaggio del film fosse stato cancellato come la letteratura occidentale:

“I regimi vanno e vengono, siamo noi che rimaniamo”.

Golshifteh Farahani veste i panni di Azar Nafisi, un’impavida e determinata professoressa, amata dai propri studenti e ostacolata dal suo Paese.

Cercherà di resistere all’oppressione e sosterrà le sue alunne, creando uno spazio sicuro in cui poter essere libere, finché la sofferenza e la preoccupazione per i propri figli diventerà talmente debilitante da costringerla a prendere una decisione difficile.

L’interpretazione è buona e la storia toccante. È il racconto di una realtà molto distante da noi occidentali, ma sempre più stringente in un’epoca in cui le battaglie femministe sono all’ordine del giorno.

Intorno a Nafisi e le sue sette alunne si erge una barriera, rappresentata nelle montagne (simbolo) che si vedono nitide dalla finestra.

Gli altri simboli presenti sono:

I temi trattati sono:

La regia non osa e non si discosta molto dai tipici prodotti marcati Rai. Non è necessariamente un difetto, ma se le emozioni dei personaggi fossero state rappresentate anche a livello visivo ed estetico, si sarebbero sentite maggiormente.

Per quanto riguarda la scenografia, non ci sono particolari intoppi da sottolineare, bensì, il fatto che la scuola dove insegna Nafisi sia nella realtà l’università “La Sapienza”, distoglie l’attenzione dello spettatore, che perde la tensione espressa dal film.

I lati positivi sono:

I lati negativi sono:

In un mondo in cui la disparità di genere e i soprusi verso la donna sono problematiche ancora attuali, film di questo genere sono importanti, ma se realizzati meglio, possono fare la differenza, affinché la frase “Siamo tutte Lolita” diventi un lontano ricordo.

Di Grossi Noemi