The Opera! – Arias for an Eclipse: Un’opera rock tra mito e contemporaneità
Davide Livermore e Paolo Gep Cucco, con “The Opera! – Arias for an Eclipse”, trascinano il mito di Orfeo ed Euridice nella vorticosa contemporaneità, dando vita ad un’opera-musical che fonde melodramma, cinema e rock in un caleidoscopio di emozioni e rimandi culturali. Da ogni istante traspare l’amore infinito per l’Opera, per la narrazione attraverso la musica, che trasporta sentimenti e valori.
Questo diceva Davide Livermore in un’intervista all’Espresso : “«Noi siamo qui per fare il lavoro»(citando le anime delle sedute spiritiche di Victor Hugo). Fare il lavoro vuol dire affinare l’anima, vedere, capire. E io faccio questo lavoro grazie a chi ha saputo guardarmi e mi ha aiutato a prendere coscienza del mio valore. L’unica cosa che come essere umani possiamo produrre è valore. Oggi io voglio crearne per chi mi sta intorno.”
In The Opera ogni personaggio è portatore di valore
L’improvviso sparo che interrompe le nozze dei due amanti, catapultando Euridice negli inferi, funge da detonatore per un viaggio surreale e visionario, un viaggio valoriale, attraverso una città metafisica semi-sommersa, una scogliera a picco sul fiume Ade e l’asettica hall di un hotel che ricorda tanto l’albergo di “Shining” di Kubrick.
Anche le citazioni in questa “opera” hanno valore, amore e passione, senza mai essere autocelebrativa, ma ingegnosamente Pop
Livermore, con la sua inconfondibile cifra stilistica,sapientemente dosata tra digitale e “carnale” gioca con contrasti visivi e sonori, immergendo lo spettatore in un’atmosfera onirica e al contempo straniante. Grande la maestria nell’uso del digitale e degli effetti. La fotografia alterna momenti di lirismo pittorico a inquadrature claustrofobiche, sottolineando il senso di smarrimento e la disperata ricerca di Orfeo.
La regia, dinamica e frammentata, si avvale di movimenti di macchina vorticosi in contrapposizione a primi piani espressionisti, in un montaggio connotativo e frenetico, creando un ritmo incalzante che ben si sposa con la colonna sonora allo stesso tempo sublime e popolare.
Quest’ultima, vero e proprio punto di forza del film, spazia da Puccini a Handel, da Verdi ai Frankie Goes to Hollywood, in un eclettico mix che fonde orchestrazioni sinfoniche e sound design elettronico.
Valentino Buzza, nei panni di Orfeo, offre un’interpretazione intensa e toccante, passando con naturalezza dal canto lirico alla recitazione drammatica. Mariam Battistelli è un’Euridice eterea e magnetica, mentre Erwin Schrott, nei panni di Plutone, incarna l’autorità e la spietatezza del dio degli inferi con una presenza scenica imponente. Notevole anche il cast di supporto, che annovera volti noti del cinema italiano e internazionale come Vincent Cassel, Caterina Murino, Fanny Ardant e Angela Finocchiaro.
Ma “The Opera!” non è solo un tripudio di virtuosismi tecnici e performance attoriali.
Il film si fa portatore di una riflessione profonda sul senso della vita e della morte, sull’amore e sulla perdita.
Le relazioni umane e genitoriali da vivere profondamente prima che sia troppo tardi.
Ecco allora il racconto dei valori. La discesa di Orfeo negli inferi, metafora del viaggio interiore dell’uomo alla ricerca di se stesso, si carica di significati ermeneutici attraverso il rimando continuo di simboli e significati nella disperata ricerca di costruire la narrazione della propria vita. L’incontro con le anime dei defunti, la seduzione di Proserpina, il cinismo di Atropo, sono tutte tappe di un percorso di crescita e consapevolezza. Orfeo è smarrito nel suo viaggio e cerca un significato, come lo siamo noi nella nostra esistenza, la nostra bussola è la speranza.
Meraviglioso il momento del Tram ispirato a Miyazaki
Tutti noi giochiamo la nostra partita a scacchi come nel “Settimo Sigillo”, ma in questo caso l’agone si colora di una carica viscerale fortissima attraverso l’aria destabilizzante del “Mefistofele” di Arrigo Boito
Il film non manca di riferimenti alla società contemporanea, con una critica sottile al materialismo e alla superficialità dei rapporti umani. L’hotel Hades, con la sua atmosfera asettica e impersonale, diventa simbolo di un mondo alienante e disumanizzante. La figura di Speranza, la ragazzina che accompagna Orfeo nel suo viaggio, rappresenta la fragile luce di un futuro possibile.
“The Opera! – Arias for an Eclipse” è un’opera ambiziosa e complessa, che osa sperimentare e contaminare generi e linguaggi. Nel quale Livermore racconta anche il suo viaggio personale con grande pudore. Un film che affronta temi universali con originalità e coraggio, lasciando nello spettatore un senso di meraviglia e profonda commozione. Non privo di piccoli possibili miglioramenti il film di Livermore rappresenta un’esperienza cinematografica intensa e memorabile, un modo nuovo di raccontare originale che ha la forza di rappresentarci al di fuori dei nostri confini, un inno alla vita e all’amore che trascende i confini del tempo e dello spazio.